L'Artista nel pallone

ARTE&SPORT, 1990

Tripudio Italico, 1990

I Mondiali di calcio a Verona non potevano non stimolare la fantasia creativa degli artisti che da anni vivono e operano nella nostra città.

Giuseppe Borrello, attraverso il suo inconfondibile linguaggio pittorico, fatto di segni e dicolori squillanti, mediterranei, psichedelici, ha voluto esprimere tutta la sua sensibilità per un awenimento che va al di là del semplice gesto atletico.

Lo sforzo fisico, la disperazione del giocatore, l'ansia del pubblico teso al momento celebrativo della partita, il gol, trasudano dai suoi dipinti in maniera così drammatica e al tempo stesso esaltante, che l'impressione abbagliante sembra rimanere fissa nella retina dell'osservatore.

Ed ecco che il colore assume in Giuseppe Borrello un preciso significato (il nero indica la disperazione, il buio, in cui cade l'atleta sconfitto, o colui che fallisce il penalty; l'azzurro, invece, il trionfo, il tripudio della folla che ha scaricato nell'urlo del gol tutta la sua tensione psico-emotiva). Tutto è dosato, studiato nei minimi particolari, tutto è liricamente trasferito in quelle linee in continuo movimento, che invitano e impegnano anche l'individuo più distratto a ricercare un significato più profondo. Infine, il suo bianco-gesso rappresenta la purezza e la cruda realtà della vita, del gioco, delle cose.

L'artista napoletano, da vent'anni trapiantato nella nostra città, ci ha anticipato alcuni temi della personale che terrà a Verona, alla Fondazione Museo Miniscalchi Erizzo (in via San Mammaso 2), il prossimo 2 giugno, in occasione dei Mondiali che si disputeranno allo Stadio Bentegodi, e nell'ambito della mostra intitolata "lo Sport per l'Arte".

Nella "Parata" Borrello esprime l'estremo, ultimo tentativo di difesa dell'atleta, che si sprigiona dalla tensione delle mani che bloccano il pallone. La presa del portiere trova in questo spazio lo sforzo proteso a difendere non solo la porta, ma i colori della propria Nazione, della propri? gente, della propria patria.

"II Goal", invece, ricorda un brano della poesia di Umberto Saba: ... 11 portiere caduto alla difesa ultima vana ... Si avverte qui lo stupore, la meraviglia del portiere che si vede trafitto, sconfitto, battuto e abbattuto. L'immagine scura, che contorna il quadro, sta a indicare il nemico, l'avversario, il buio dell'angosciosa disperazione in cui improvvisamente cade l'atleta superato.

"l'Incubo". Già, per l'Italia i rigori costituiscono un autentico incubo. In questa immagine, densa di drammaticità, si può cogliere la desolazione dell'atleta, professionista o dilettante non importa, che si dispera per l'errore commesso. Le mani del portiere che lo sollevano, cercano di consolare l'atleta, di sorreggerlo, sembrano voler dire che il calcio in fondo è solo un gioco e nulla più.

Infine, nel "Tripudio" emerge l'esplosione di gioia della folla tormentata (vedi parte scura in basso) dali' ansia di veder la propria squadretta di periferia, la propria Nazionale, segnare il gol della vittoriafinale, del tripudio incontenibile nella sua manifestazione gioiosa.
È la scena del trionfo, del riscatto morale e sociale dell'atleta, consapevole dell'eco che accompagnerà il suo nome a varcare i confini di ogni colore, razza, Nazione e Continente.