Universita' di Camerino

Camerino(Macerata) - Palazzo Ducale - 1990

Pippo Borrello all'università di Camerino

In una delle ultime Biennali d’Arte di Venezia, nel 1986, è stata dedicata un’ampia sessione al rapporto tra arte e biologia. Ricordo che erano accostate opere di stile astratto con immagini fotografiche di cellule al microscopio. Un insieme capace di mettere in crisi il concetto stesso di rappresentazione astratta, come se in natura qualche cosa corrispondesse alla nostra immaginazione. Come se fosse valido l’isomorfismo proposto dagli studi matematici secondo cui qualsiasi “invenzione” matematica trova una perfetta corrispondenza nel mondo fisico. Tra gli esempi illustri, quello delle geometrie non euclidee e quello della previsione di pianeti o stelle scoperti sulla base di puri calcoli matematici. Un tema oggi di grande attualita in rapporto alla televisione e alla sua capacita di mostrare, con le coordinate della cronaca, “realtà” che nessuno ha mai visto.

Sono alcune idee che mi hanno affollato la mente incontrando il pittore Giuseppe Borrello nel suo atelier, mentre prepara le opere che verranno esposte a Camerino in occasione di un incontro internazionale sulla trasmissione nel sistema nervoso centrale. Un convegno teso ad approfondire quel “mondo recettoriale” che, a partire dagli studi sulla acetilcolina, ha costituito uno dei temi essenziali per capire il funzionamento del cervello e per scoprire farmaci capaci di interferirvi e dunque anche di “aggiustare” modalità di comunicazione errate, patologiche.

Se a quella Biennale di Venezia si erano accostati materiali scientifici e opere d’arte, a Camerino si metteranno insieme i quadri di Borrello alle ricerche di chimici, neuroscienziati e farmacologi, ampiamente documentate da materiale iconografico. Ed anche in questa occasione, lasciando parlare solo le immagini, a qualcuno verrà il dubbio che un pittore contemporaneo sia in realtà uno scienziato e viceversa che un ricercatore del cervello presenti diapositive di straordinaria efficacia estetica. Un evento di grande interesse; ed è in questa luce che ho guardato le opere di Borrello. Le ho ammirate, senza aver nulla del critico e soprattutto senza la pretesa di entrare, anche solo per un momento, nel difficile campo dell’arte contemporanea.

Che Giuseppe Borrello sia un pittore attento ai grandi eventi del nostro tempo, è noto. Ricordo una esposizione presentata a Verona e allestita dalla Fondazione Miniscalchi sul tema “pittura e sport”, quando stavano per aprirsi le Olimpiadi. È come se egli fosse stimolato dagli eventi sociali e dai loro grandi protagonisti: gli eroi del nostro tempo. Non c’è dubbio che Borrello vive di eroi. In queste ultime opere, 1’eroe diventa proprio lo scienziato, il ricercatore, a cui si legano scoperte che sanno dare ancora vita mentre la morte tenta di cancellarla. Se un tempo erano gli dei a giocare sulla vita e sulla morte ora, sembra dire Borrello, sono gli scienziati. Forse ricorda che con l’introduzione degli antibiotici, in qualche decennio, 1’eta media è passata da 47 a 80 anni. Una vita donata dalle scienze farmacologiche.

E si capisce, dunque, perchè in queste opere ci siano dei Rambo che si muovono nell’invisibile, montando recettori, attivando fibre nervose, insomma tenendo in vita un corpo che altrimenti si spegnerebbe. Non mancano gli organi sessuali, uomo e donna nudi: non c’è nulla di erotico, bensì una forza progenitrice, che dà appunto la vita. Ed ecco che lo scienziato da eroe diventa un Adamo e un laboratorio si trasforma in un talamo: luoghi che hanno a che fare con la vita. lo non conosco la personalità di Borrello. Il suo mondo interiore, ma certo egli dà l’impressione di tenere dentro di sè un grande bambino, forse un po’ capriccioso, certamente capace anche di provare fascino di fronte ad ogni aspetto della vita, come se lo scoprisse proprio ora. Un lo-bambino che mantiene la propria forza creativa e che sa combinare pezzi di percezione entro schemi che non sono quelli della razionalità adolescenziale e della convenzione.

Cosi egli può clonare la stessa Camerino, come se fosse una cellula che si moltiplica in tante Camerino, tutte uguali e naturalmente tutte straordinarie. Ogni bambino, lo si sa, ha paura: è un’altra impressione che si ottiene stando vicino a questo pittore che per le sue dimensioni corporee potrebbe essere un Dioscuro. Non fa paura, ma è pieno di paura, forse egli stesso sogna di diventare un eroe. Sono nove le opere che egli ha preparato per questa occasione. Con la sola eccezione di una tavola rettangolare, tutte sono tonde. Non si può non pensare ai simbolismi del nove e del cerchio che ci riportano da una parte ai Pitagorici e dall’altra al Mandala indiano. Il cerchio come Tutto, come Vita, forse come l’insieme del sapere entro cui ogni ricercatore si affanna a scoprire un frammento più piccolo di un granelllo di sabbia.

Sono tre i colori che risaltano nella tavolozza di Borrello: il bianco, l’oro e I’argento. Non so nulla di tecnica pittorica, ma è indubbio che il bianco e l’oro sono i colori del mistero e del sacro. Il sacro inteso alla maniera di Rudolf Otto, come insieme di fascino e di paura. Sull’oro è impazzito l’uomo per secoli: ricercando la formula che lo facesse derivare persino dalla pietra.

Occorre guardare attentamente questi medaglioni pittorici poichè nei segni ondulati si scoprono sempre figure che a prima vista sfuggono; occorre tutta I’attenzione di un ricercatore e allora si trovano volti, organi generanti, simboli e metafore. Come se il quotidiano e il banale fossero pieni di segreti e di mistero. Come l’ombra dell’uomo, che sempre lo segue, anche se talora non si vede. L’ombra è la metafora della vita, poichè senza ombra non si esiste; ma anche della morte la quale è ombra senza corpo.

Dopo queste considerazioni che si sono trascinate sul fascino delle parole e della loro capacità evocativa, mi pare di poter dire che l’iniziativa dell’Università di Camerino di mescolare I’arte, massima espressione della libertà, con la scienza, esempio forte di rigore, è di grande efficacia.

Di certo propone I’antico quesito dei contrari, che a molti sono apparsi identici. Chissà se la scoperta scientifica non sia arte e la cultura di Borrello una puntigliosa ricerca dentro il suo laboratorio in via Pigna al numero uno.

Vittorino Andreoli